Cosa significa la parola fiaba
Quello delle fiabe, è un mondo che ha accompagnato da sempre l’infanzia di ciascuno di noi: ancora ricordo quando mia mamma alla sera si sedeva sul mio letto e “armata di libro di fiabe” mi leggeva “Il gatto con gli stivali”, oppure “La bella addormentata nel bosco”.
Del resto è proprio grazie a questi racconti che, una persona riesce a sviluppare la propria fantasia e ad imparare cosa significa “sognare”.
Tuttavia, in molti ancora non conoscono a fondo il significato della parola “fiaba”.
Scopriamo insieme il suo significato in modo da spiegarlo bene ai più piccini.
Una parola magica
La parola fiaba viene dal latino fabula, ovvero racconto e deriva a sua volta dal verbo fari, ovvero parlare.
Parliamo di un racconto medio-breve che trae le sue origini dalla tradizione popolare, in genere in prosa i cui protagonisti sono personaggi di fantasia come draghi, orchi, giganti, fate, spiriti benefici, maghi e streghe.
Inizialmente, venivano tramandati oralmente ed in genere non hanno un intento morale esplicito, ma una semplice finalità di intrattenimento.
Differenza tra fiaba e favola
Anche se spesso i termini di fiaba e favola vengono utilizzati come sinonimi, si tratta di due generi differenti: mentre la favola è costituita da un testo corto con protagonisti in genere animali o esseri inanimati, caratterizzata da un trama semplice e il cui intento allegorico e moralistico è molto esplicito, la fiaba invece si basa su elementi fantastici e magici che non sono legati al mondo reale.
Nello specifico, le caratteristiche peculiare di una fiaba sono:
- elemento “magico”,
- indeterminatezza di tempi e luoghi, che non sono definiti: le fiabe iniziano infatti con “C’era una volta… in un paese lontano lontano…”; il periodo storico non è identificabile;
- personaggi e vicende sono tratti dalla mitologia e dalle tradizioni popolari
Inoltre, le fiabe contengono spesso un linguaggio ripetitivo come: “Tanto tanto tempo fa…”, e “Cammina cammina…” così come alcuni episodi, che si possono trovare anche in diverse fiabe.
Vi è una netta distinzione tra buoni e cattivi, bene e male, furbi e stupidi, così come la presenza del “lieto fine” che è sempre presente, ad esclusione delle fiabe letterarie dove potrebbe esserci anche un finale drammatico.
La morale è un elemento non espresso ma implicito; inoltre dal momento che venivano tramandate oralmente e di generazione in generazione, le fiabe presentano un linguaggio popolare, quindi semplice ed immediato non sempre grammaticalmente corretto; anche formule magiche e modi di dire vengono spesso inseriti in una fiaba.
Famose sono le fiabe dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm che hanno raccolto e rielaborato numerosi racconti popolari come “Cenerentola”, “Biancaneve”, “Cappuccetto Rosso”, “Il gatto con gli stivali”, “La bella e la bestia”, “Hansel e Gretel”
Caratteristiche della favola
Come abbiamo già detto, una favola è un racconto breve, in versi o in prosa, che hanno come protagonisti animali antropomorfi, ovvero animali che incarnano caratteristiche umane, come la facoltà di ragionare e parlare.
I luogo in cui si svolge la favola è realistico: le vicende sono aderenti alla vita quotidiana.
Tuttavia, nella favola non vi è traccia dell’elemento magico e la morale è implicita spesso al termine del racconto sotto forma di proverbio.
Anche il linguaggio è molto più accurato rispetto alla fiaba.
Tra gli autori più rilevanti di favole dell’antica Grecia e del mondo occidentale vi è Esopo, del quale si contano circa 400 favole alcune delle quali sono così famose che hanno acquisito la funzione di proverbio, come “La cicala e la formica”, “La volpe e l’uva”, “Al lupo! Al lupo!”.
- Fiaberella