Bel Miele e Bel Sole

C’era una volta,

un padre che aveva due figli: un maschio e una femmina.

Quest’uomo era maestro di casa alla corte del re, e siccome il re stava in un altro paese, gli toccava star lontano dai suoi figli, i quali, per quanto erano belli, il maschio lo chiamavano Bel Miele, e la femmina, Bel Sole.

Il re, venuto a sapere che i figli del suo maestro di casa erano tanto belli, un giorno fece al padre: “Giacché vostro figlio è tanto bello, fatelo venire a corte, così lo farò diventare un paggio.”

E il padre tornò a casa a prendere il maschio per portarlo al palazzo, mentre la femmina la lasciò in affidamento alla balia, che era anch’essa mamma di una ragazza della stessa età di Bel Sole.

Rientrato a palazzo, presentò Bel Miele al re, il quale gli fece mille complimenti e lo assunse come paggio.

E da quel momento, anche Bel Miele visse al palazzo.

Tempo dopo, il padre di Bel Miele morì, e siccome il re sentiva tutto il giorno lodare la gran beltà della sorella di Bel Miele, (tutti dicevano che Bel Miele era molto bello, ma che la sorella lo superava), un giorno, appunto, il re mandò a chiamare Bel Miele e gli disse: “Dal momento che Vostro padre è morto, e Vostra sorella è rimasta sola in un paese che non è neanche il suo, ritengo che sarebbe meglio che andaste a prenderla e la portaste a vivere qui con Voi. E se mi confermate che Bel Sole è bella come dicono, Vi garantisco che la prenderò in moglie.”

Bel Miele, però, invece che recarsi lui stesso a prendere la sorella, mandò un messaggio alla balia chiedendole la cortesia di accompagnare subito Bel Sole al palazzo, poiché il re se la voleva sposare.

Ora, dovete sapere, se non ve l’ho ancora spiegato, che questa balia aveva una figlia brutta come il peccato, e lei, vedendo che Bel Sole era tutto il contrario di quel mostro di sua figlia, era tanto invidiosa di Bel Sole, da volerla eliminare.

Quindi, ricevuta la missiva, si misero tutte e tre in viaggio: Bel Sole, la balia e la figlia brutta; siccome, però, per arrivare alla corte del re, bisognava attraversare il mare, arrivate al mare, montarono tutte quante su una barca.

Navigarono per un po’, finché, giunti a mezza via, ecco che Bel Sole s’addormenta sulla barca; allora, la balia comincia a dire a sua figlia: “Ma guarda che rabbia che mi fa! Tutte a lei le fortune! Adesso lei si sposa con il re e diventerà pure regina. Non sarebbe meglio se invece il re te lo sposassi tu?”

E la figlia risponde: “Magari! Ma come si potrebbe fare?”

E la madre disse: “Lascia fare a me. Se proprio il re se la vuol sposare, in qualche modo me la dovrà pagare.”

Nel frattempo, Bel Sole si svegliò e disse alla balia: “Tata mia, io ho tanta fame.”

E la balia: “Ho soltanto un po’ di pane e aringhe, ma non bastano neanche per me.”

Ma Bel Sole le si raccomandò tanto, che se non gliene avesse dato anche un solo pezzetto, sarebbe proprio morta di fame.

Allora, la balia disse: “Va bene, va bene, te ne do un pezzetto, basta che ti cavi un occhio.”

Ma Bel Sole cominciò a piangere, e piuttosto che perdere un occhio, preferiva cento volte morir di fame.

Ma quando alla fine, poveretta, non ne poté proprio più, si cavò un occhio, e allora, quell’infame della balia le diede da mangiare più aringhe che pane.

Infatti, di lì a pochissimo, a Bel Sole venne una sete tremenda che, poverina, dice alla balia: “Tanta mia, sto morendo di sete!”

E quella disgraziata risponde: “Ti do io da bere, a patto che tu ti cavi anche l’altro occhio.”

Bel Sole, poverina, lì per lì rispose di no, ma quando si sentì ardere dalla sete, accettò di cavarsi l’occhio e la balia le fece bere un sorso d’acqua marina, cosicché la fanciulla ebbe subito di nuovo sete, e così, ricominciò a supplicare la balia che le desse ancora da bere.

E quell’arpia le disse: “Adesso te lo do io da bere!”

Agguantò Bel Sole, e la buttò in mare.

In quel mentre passava di lì una balena, che, appena s’accorse di Bel Sole, se la inghiottì in un boccone.

Giunte la strega e sua figlia dal re, Bel Miele andò incontro alla sorella per abbracciarla, ma figuratevi il suo stupore nel vedersi davanti quel mostro di bruttezza!

Gli cascarono le braccia, e disse: “Ma come, sarebbe questa, mia sorella? Dov’è finita tutta la sua bellezza: i suoi begli occhi, come due stelle; e quella boccuccia di rosa?”

E la balia rispose: “Eh, sai, figlio mio…Le è venuta una tremenda malattia, e in pochi giorni si è ridotta così.” Ma il peggio venne quando la vide il re!

Sconvolto, disse a Bel Miele: “Sarebbe questa la gran bellezza di cui mi parlavi? Sarebbe questa la splendida ragazza? Io direi piuttosto che è brutta come il peccato! E vabbè, pazienza.. i patti sono patti, e perciò, vorrà dire che me la sposerò lo stesso. Ma Voi,” disse al povero Bel Miele, “per castigo d’avermi ingannato, toglietevi subito l’abito da paggio, e da questo momento siete degradato a guardiano delle oche.”

Il re, infatti, si sposò con quella che credeva che fosse Bel Sole, ma anziché trattarla da sposa, la trattava come uno straccio vecchio, senza curarsi più di lei, e senza volerla neanche guardare in faccia.

E intanto, al povero Bel Miele toccava adesso fare la guardia alle oche.

Di giorno, siccome doveva portarle da qualche parte a pascolare, le conduceva al mare.

Una volta, mentre se ne stava sulla riva tutto contrito, a pensare alle sue disgrazie e alla cara sorella, bella come la ricordava una volta, udì dal fondo del mare una vocetta che gridava:

«Balena, mia balena,
dammi cento braccia della tua catena,
Per arrivare in riva al mare,
che mio fratello Bel Sole mi vuol parlare».

Figurarsi come restò il poveretto nel sentire quel discorso, e pensò: ‘ Chi sarà mai? ‘

E mentre rifletteva, ecco che vide comparire dal fondo del mare una bellissima fanciulla.

La osservò attentamente, la riguardò meglio, e chi era?

Era infatti la povera Bel Sole, con tutti e due gli occhi, più splendida che mai. “Sorellina mia, ma che ci fai qui? Spiegamelo, per amor di Dio, che non capisco cosa succede.”

E Bel Sole raccontò al fratello del viaggio in mare, e di tutte le malvagità commesse da quell’infame della balia.

Bel Miele ci restò di sale; nel frattempo, si era fatta notte, e Bel Sole si congedò dal fratello e si rituffò in fondo al mare.

Bel Miele, allora, radunò a sé le papere e rientrò alla reggia. E mentre egli camminava, le papere tutte allegre starnazzavano:

«Nainà, siamo stati al mar,
Abbiamo visto Bel Sole,
che è più bella di Bel Miele.»

Così il primo giorno; il giorno seguente Bel Miele tornò in spiaggia e di nuovo sentì dire:

«Balena, mia balena,
dammi cento braccia della tua catena,
Per arrivare in riva al mare,
che mio fratello Bel Sole mi vuol parlare».

E Bel Sole riemerse dall’acqua. Fratello e sorella si misero a chiacchierare un’altra volta fino a sera; poi Bel Sole se ne ritornò in fondo al mare, e Bel Miele al palazzo del re, con le papere, che, strada facendo, starnazzavano:

«Nainà, siamo stati al mar,
Abbiamo visto Bel Sole,
che è più bella di Bel Miele.»

La gente che passava restava di stucco, nel sentire le papere fare quel discorso. E continuarono tutta la notte a starnazzare così:

«Nainà, siamo stati al mar,
Abbiamo visto Bel Sole,
che è più bella di Bel Miele.»

Per quella volta, passò liscia, ma poi, dai e dai, la gente del paese cominciò a infastidirsi, e andò a lamentarsi dal re: “Maestà, Voi non sapete cosa succede! Dovete sapere che Bel Miele tutte le sere torna a casa con le papere, e quelle urlano:

«Nainà, siamo stati al mar,
Abbiamo visto Bel Sole,
che è più bella di Bel Miele.»

E come se non bastasse, non la smettono neanche la notte!”

E il re: “Ma davvero?”

“Sì, Maestà.”

“D’accordo,” rispose il re, “Domani andate dietro a Bel Miele e vedete dova va, che cosa fa, e dopo venite subito a rifermi tutto.”

Infatti, il giorno dopo, quel tale, seguì Bel Miele senza farsi accorgere, e vide che si recava con le papere alla riva. Poco dopo, si sentì la voce di Bel Sole dire, come al solito:

«Balena, mia balena,
dammi cento braccia della tua catena,
Per arrivare in riva al mare,
che mio fratello Bel Sole mi vuol parlare».

E subito dopo, una splendida fanciulla emerse dal mare. Come le altre volte, i due fratelli si misero a discorrere, finché scese la notte: Bel Sole si rituffò in acqua, mentre Bel Miele, richiamate le papere, si incamminò verso casa, e mentre andavano, ecco le papere ricominciar la cantilena:

«Nainà, siamo stati al mar,
Abbiamo visto Bel Sole,
che è più bella di Bel Miele.»

Allorché, il tizio che aveva assistito a tutta la scena, corse a riferire al sovrano quanto aveva visto, e gli disse: “Maestà, è successo così e così..”

E il re: “Va bene, domani andrò a verificare di persona.”

Difatti, il giorno seguente, senza farsi vedere, seguì Bel Miele e le papere fino alla spiaggia, poi, con i suoi occhi, il re vide la scena esattamente come si era ripetuta già nei giorni precedenti, con Bel Sole che diceva dal fondo del mare:

«Balena, mia balena,
dammi cento braccia della tua catena,
Per arrivare in riva al mare,
che mio fratello Bel Sole mi vuol parlare».

Così dicendo, emerse nuovamente dall’acqua, e il re, nel vedere una tale bellezza, sentì battere il cuore.

Decise perciò di uscire allo scoperto, e si fece raccontare dalla ragazza tutto quello che le era successo.

Poi, domandò in che modo si poteva fare per liberarla dalle catene che la tenevano prigioniera della balena.

Pensa che ti pensa, alla fine trovarono la soluzione: il re fece prendere a Bel Miele una pietra che pesava quanto Bel Sole; con quella segarono la catena, Bel Sole fu liberata, e al suo posto misero la pietra.

Poi prese con sé la fanciulla e se la portò alla reggia, tutto contento, seguito da Bel Miele.

Le papere, strada facendo, starnazzarono più forte degli altri giorni:

«Nainà, siamo state al mar, ci siam prese la Bel Sole, e ce la siam portata a casa.».

Quando fu di ritorno, ordinò di preparare un grande banchetto, al quale invitò i più ricchi signori del paese, e, quando fu nel bel mezzo dei festeggiamenti, disse: “Signori miei, come condannereste due persone che hanno agito disonestamente?” e raccontò per filo e per segno gli avvenimenti, e tutte le scorrettezze che la balia cattiva e quel mostro di suo figlia avevano combinato alla povera Bel Sole.

E la risposta fu: “Faremmo cucire loro addosso una camicia di pece, e le faremmo bruciare tutte e due nella pubblica piazza.”

“Eccole qua, le due angiolette che si sono macchiate delle infamie che vi ho appena raccontato.” disse il re, puntando il dito contro la balia e la figlia.

Quelle furono arrestate, e senza indugio alcuno, condannate alla sentenza che di lì a poco fu eseguita.

Poi, il re prese per mano la su Bel Sole e la presentò agli invitati, e tutti rimasero incantati dalla sua grazia e dalla sua beltà, e tutti dichiararono infine che il nome «Bel Sole» le si adattava perfettamente, poiché era un sole di nome e di fatto.

Il re se la sposò il giorno seguente, e, in quella circostanza, volle che Bel Miele diventasse principe.

Poi iniziarono i festeggiamenti, che furono grandi, con pranzi, musiche e balli, che non finivano mai.

Anzi, in verità, a uno di quei pranzi fui invitato anch’io, e mentre gli altri mangiavano, io rimasi lì come un minchione.

- Fiaberella
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