Il topo di città e il topo di campagna
Un Topo campagnol venne invitato con molta civiltà a un pranzo di beccacce allo stufato da un Topo di città.
Seduti su un tappeto di Turchia coi piatti avanti a sé, mangiavan quella grassa leccornia felici come re.
Se il trattamento e il piatto fu cortese e squisito io non dirò.
Ma solo avvenne un fatto che sul più bello il pranzo disturbò.
Voglio dir che alla porta s’intese tutto a un tratto un gran rumor, l’un scappa che il diavolo lo porta e scappa l’altro ancor.
Passato quel rumor torna al suo posto il Topo cittadin, e vuole che del pranzo ad ogni costo si vada fino in fin.
“No, basta”, disse il Topo di campagna, “vieni diman da me. Non si mangia seduti in pompa magna ghiottonerie da re, ma si mangia e nessuno t’avvelena il pane ed il bicchier. Senza la pace anche una pancia piena non gusta il suo piacer”.
- Fiaberella